Le mie poesie per Gesù e Maria

 

Mattina del 13 maggio 1943.


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Il Venerdì Santo (del 19429 vidi per la prima volta Gesù Crocifisso … Vista che durò per dei mesi, non continua ma molto frequente. … In giugno, sotto questa impressione, scrissi la seguente poesia. Erano anni che non ne facevo più perché con tanto male la vena poetica si è disseccata come fiore che muore. Glie la trascrivo non perché sia un capolavoro ma perché rende l’impressione delle mie impressioni dopo quella visione e le rende meglio che non le mie frasi di prosa. Subito dopo scrissi anche quella a Maria Vergine … Le copio tutte a due.

 

Sinistro è il monte dalla scabra roccia.
Il cielo si infosca sul tuo dolore
mentre ti sveni a goccia a goccia
sull’alta cima per noi, Signore.
       Stai con le braccia aperte a croce
       col capo chino sotto la corona,
       lo sguardo velato, spenta la voce,
       vivo solo il cuore che amore sprona.
Guardi degli uomini l’odio e la guerra
che fame e stragi, nell’andar fatale,
seminan fiere per tutta la terra.
E l’uomo sempre preferisce il Male
       al Bene che è tuo figlio, alla Pace
       che è santo fiore di celeste aiuola,
       all’Amore in cui ogni egoismo tace,
       alla Fe’, vita dei popoli sola.
E Tu ancora, sì, ancora una volta sali
sul tuo Calvario per noi, a per noi ti offri,
ostia che riscatta i nostri mali,
e sul legno, alto verso il cielo, soffri.
       Perché, perché novellamente asceso
       sei sulla croce dolorosa? L’uomo
       di folle cupidigia e d’ira acceso
       contro sé stesso infierisce e domo
non è finché, vinto, nel fango tristo
donde lo traesti a più alta sorte
di nuovo non sia. E contro di Te, Cristo,
si scaglia con furor cieco di morte.
       Pur Tu torni, per l’uomo che t’offende,
       ad espiar, ché ti sei fatto scudo
       per noi contro le folgori tremende
       del Padre tuo e solo, livido, ignudo,
nell’ultimo spasmo levando il viso
gridi: “Tutto è compiuto! Per quest’ora,
Padre, perdona! Ad essi il Paradiso!
Io li ho redenti una volta ancora!”

16 giugno 1942

 

                   Alla Vergine

 

Ave Maria! Tu che sei la santa
proteggi questa giovinezza pia,
tu che sei ricolma, dolce Maria
       di grazia così tanta.
Per il Signore che è teco e tu con Lui,
tu, benedetta fra le creature,
difendile dalle insidie oscure
       e dai tristi giorni bui.
Per quel Figlio che nel seno avesti
restando vergine, e che è Gesù pietoso,
volgi, deh! volgi il ciglio tuo amoroso.
       Regina sei dei mesti.
Santa Maria! Prega per noi mortali.
Senza di te troppo la nostra vita
o Madre nostra, è simile a smarrita
       rondine dall’ali
stanche per troppo volo, o a navicella
scossa da furia d’onde accavallate.
Deh! tu placa il nembo sull’acque irate
       ché sei, del mar la stella.
Nella vita e più nell’ora in cui le luci
per noi si spengon nel buio della morte
tu, Vergine e Madre, l’eterne porte
       aprici e a Dio ci adduci.

 

17 giugno 1942

 

Sono contenta d’aver fatto i miei due ultimi pasticci poetici per Gesù e Maria. Se anche le rime sono zoppe non importa. Gesù me le classifica lo stesso con un bel voto, perché guarda non la metrica ma l’amore.