“L’anima mia ha sete di Te, mio Diletto”

 

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Ho avuto un periodo di così intenso trasporto d'amore che mi pareva di vivere fuori di me, del mio povero essere così difettoso. Un serafino si era impossessato di me e mi avvampava delle sue vampe d'amore. Mi sentivo soffocare, tanto il cuore si dilatava nell'incandescenza. Cantavo, con parole create da me su ritmi spontanei, per dare uno sfogo al mio tormento. Avevo dato una musica anche al Canto di Frate Sole, a molte poesie di S. Teresina, ripetevo canzoni sacre. Avevo bisogno di uno sfogo per non esplodere...
La sera del 10 febbraio scrissi il mio Canto dell'Amore.

 

«O mio Diletto, come ha sete di Te l'anima mia, come ti va cercando per ogni dove con amorosa ansia!
Oh! dove sei Tu? Oh! chi mi può sollevare nell' ansiosa ricerca del mio Bene?
Vorrei parlare dell'amore che mi agita e mi opprime, vorrei trovare altri cuori in cui versare la piena della dolcezza che mi gonfia il cuore. Ma, ahimé! il mondo è sordo e inerte alla grande voce dell'amore!
É una delle croci più grandi degli amanti questa: avere cuore, mente e parola piene del Diletto e sentire l'indifferenza e l'ottusità che li circonda e imbavaglia. Sole col Solo, sempre ansiose di Te, Amore, vivono queste anime in mezzo agli uomini, e sono in un deserto perché gli uomini non le possono capire.
E allora a Te si volgono, a Te lontano e a Te presente nell'anima che adora, a Te che solo le puoi comprendere e saziare nella loro grande fame.
Oh! sazia Tu questa insaziabile fame, Tu che solo lo puoi, espanditi, trabocca in esse che sono volte verso di Te come avide bocche, come coppe che attendono d'essere colmate.
Sommergile nell'onda del tuo amore, ardile nell'ardore della tua fiamma, annientale nel fulgore della tua potenza.
Esse chiedono solo di essere da Te immolate, su un rogo spirituale che nel martirio le sublima.

Vieni, Diletto, vieni, non più tardare, l'anima mia ha sete di Te!
L'anima mia ti chiede l'amore, un sempre più rinnovato incendio d'amore; soffre per Te quest'anima mia, sente crescere la sua pena col crescere del suo amore.
Eppure, mentre ad istanti ti chiede pietà perché troppo ardente è la fiamma che trapassa il cuore, mentre ti chiede una tregua perché troppo violentemente l'investe l'amore, essa ti grida: vieni, vieni a chi ti adora!
E che sarà mai l'amore nei cieli se sulla terra esso è tanto dolce?
E che sarà mai l'incontro con Te se a tanta distanza l'anima si liquefà al tuo fuggevole passaggio?
E che sarà la conoscenza di Te, Amore Eterno, che sarà l'Amore perfetto, l'eterno abbracciamento con Te, se è tanto grande, potente, soave, profondo il mio povero amore di creatura?

A me il mio Diletto ed io a Lui!
Oh! non cercate, creature, di strapparmi da Lui, non cercate frapporvi fra me e l'Amato. Quando anche Egli mi abbandonasse ed a me nascondesse il suo Volto, io non cesserò per questo d'attenderlo e d'amarlo.
A Lui rivolta come fiore al sole io starò aspettando in pace la fine della prova, e più dolce sarà l'istante del ritorno in cui nuovamente Egli volgerà verso la sua schiava il suo divino riso.
Nulla sulla terra può sviarmi da Lui perché Egli è dolcezza, Egli è bontà, Egli è luce, Egli è calore, Egli è vita, Egli è conforto, Egli è beatitudine, il dolce Cristo che mi ha rapito il cuore.
Per Lui e in Lui diviene dolce ogni tormento, in Lui si calma ogni angoscia, da Lui ogni debolezza trae vigore.
Egli è l'Amato! Egli è il mio Amore!».

 

Come vede, a distanza di nove anni io ripeto le stesse cose. Sono quelle e non possono variare…