Maria Valtorta ci fa visitare Antiochia

Dal bollettino valtortiano II semestre 2009 (parte IIˆ)

di Jean-François Lavère

Forse che Maria Valtorta è stata ad Antiochia... ai tempi di Gesù? È una domanda che viene spontanea se si analizzano i numerosi dettagli forniti dalla scrittrice su Antiochia e la sua regione... di quei tempi.
Venendo dal mare, il cretese Nicomede fa notare che "il vero porto di Antiochia è Seleucia, sul mare, alle foci dell'Oronte" [5.321]. Esatto. Porto di Antiochia, a nord della foce dell'Oronte, di cui V. Chapot studiò il sito nel 1907.
E ancora: "Quella che voi vedete è Seleucia, la più grande. L'altra, verso il mezzogiorno, non è città, ma rovine di un posto devastato". Esatto. È la vecchia colonia greca di Posidéion (Ai-Mina, che in arabo significa "il porto", è il suo nome moderno). Questa antica colonia greca, conosciuta nella mitologia e da qualche autore greco (Strabone), abbandonata circa 300 o 400 anni prima di Cristo, era un campo di rovine ai tempi di Gesù. Quando l'opera della Valtorta la evocava, nel 1944, solo qualche archeologo la conosceva, come ancora oggi.
Continua a spiegare: "Quella catena è il Pierio, che fa chiamare la città Seleucia Pieria". Esatto. Pieria è la catena montagnosa situata a nord di Seleucia.
"Quel picco più in dentro, oltre la pianura, è il monte Casio, che sovrasta come un gigante la pianura d'Antiochia". Esatto. Il monte, alto 1769 metri, conosciuto oggi con il nome di Gebel-Akra, che significa "la montagna calva", è chiamato "Casio" da Plinio e da Strabone.
"L'altra catena a settentrione è quella dell'Amano". Esatto. Il monte Amano separa la Siria dalla Cilicia.
Nel capitolo seguente si legge che "... prendono una strada presso le mura, finché escono da una porta costeggiando prima un fondo canale e poi il fiume stesso" [5.322]. Esatto. Il canale sarà ampliato più tardi da Tito e i ruderi sono ancora visibili ai nostri giorni.
Sintica esclama: "Quanti mirti!", e Matteo aggiunge: "E lauri!". Come nel primo libro delle Metamorfosi di Ovidio.
"Presso Antiochia è un luogo sacro ad Apollo", dice Giovanni di Endor; e Simone Zelote, che conosce il posto per esservi già stato, dice: "Vedrete una delle valli più belle del mondo. A parte il culto osceno e degenerato in orge sempre più luride, è una valle di paradiso terrestre...". E più sotto [5.322]: "In quella valle poetica è Darne col suo tempio e i suoi boschetti". Esatto. Il geografo Strabone dichiara che "gli Antiocheni vi tengono le loro panegirie" e Nonno di Panopoli, poeta greco del quinto secolo, menziona le "orge frigie" di Dafne.
Lo Zelote aggiunge: "... ecco Antiochia e le sue torri sulle mura", e all'osservazione di Pietro, che nota come questa città sia "molto fortificata", risponde: "Molto. Muraglie di altezza e larghezza grandiosa, oltre cento torri...".
Esatto. Nel 1861 Emile Isambert scrisse (in: Itinéraire de-scriptif, historique et archéologique de l'Orient, p. 618) che restano 50 torri delle 130 originali, le quali dimostrano il genio militare dei romani. "Anche il Silpio - rincara lo Zelote - ha messo le sue cime ad aiuto della difesa e a contrafforte delle mura...". Esatto. Oggi non resta nulla delle rovine di queste difese costruite sul monte Silpius, ma Louis-Francois Cassas, nel 18° secolo, ne traccia qualche disegno.


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Dopo un migliaio di pagine, nell'Opera di Maria Valtorta, una lettera di Sintica [7.461] fornisce molti altri dettagli su Antiochia, che allora era la terza città dell'Impero dopo Roma e Alessandria:
"... mentre scrivo... da una delle terrazze della casa vedo... il palazzo del Legato nell'isola...". Esatto. Libanio di Antiochia (314-394) scrive, in Oraison IX, che il palazzo del governatore occupava un quarto dell'isola. "... le sue vie regali, le sue mura dalle cento e cento torri poderose, e se mi volgo vedo la cresta del Sulpio che mi sovrasta con le sue caserme e l'altro palazzo del Legato". Esatto. Coincide con la descrizione che ne fa Libanio. I crociati fecero una cittadella con i resti di questo secondo palazzo fortificato.
E nel seguito della lettera [7.461]: "Una donna romana mi voleva nella sua splendida casa presso i Colonnati di Erode". Esatto. La storia e l'archeologia attestano di questo colonnato, ingrandito in seguito da Tiberio.
"Una vedova proselite,... abitante presso il ponte Seleucio...". Esatto. Questo ponte più volte ricostruito, ad ovest della città, esisteva ancora nel 1785.
"Una famiglia greco-assira, con empori in una via presso il Circo...". Esatto. Le rovine del Circo sono presso il palazzo del governatore.
"Ed eccomi in casa di Zenone sulle pendici del Sulpio, presso le caserme. La cittadella incombe minacciosa dalla vetta. Eppure, così arcigna come è, è migliore dei ricchi palazzi dell'Onfolo e del Ninfeo...". Esatto. L'Onfalo era il centro della città, dove si ergeva una imponente statua di Apollo. Il grandioso Ninfeo, che erogava acqua a tutta la città, fu abbattuto a seguito di un terremoto devastante, come riferisce Evagrio lo Scolastico (534-594) in Ecclesiastical History.
Non bisogna trascurare la menzione di Antigonio e dei giardini di Lazzaro, specialmente nel capitolo 323. Ancora ai nostri giorni gli archeologi ricercano tracce della città di Antigonio, contemporanea di Antiochia, il cui declino era già iniziato durante la conquista romana. Isambert, a pag. 619 dell'opera già citata Itinéraire descriptif..., la colloca a nord-est di Dafne presso Antiochia, in conformità con la descrizione di Maria Valtorta, mentre gli odierni archeologi la ricercano un po' più ad est.


Traduzione dal francese di Claudia Vecchiarelli © Centro Editoriale Valtortiano. Riproduzione riservata.