L'Enigma Valtorta CEV - 2010

Maria Valtorta,
ha forse visitato Antiochia ?


Forse che Maria Valtorta è andata ad Antiochia... al tempo di Gesù ?
É una domanda legittima che ci si può porre quando si analizzano i numerosi dettagli che lei fornisce su Antiochia e i suoi dintorni... in quei tempi.

Arrivando per mare, il navigatore cretese Nicomède fa notare: "il vero porto di Antiochia è Seleucia, sul mare, alle foci dell'Oronte" (Tomo 5, cap 321)

Esatto: Porto di Antiochia, al nord della foce dell'Oronte, di cui V. Chapot studiò il sito nel 1907.

...Egli aggiunge: "Quella che voi vedete è Seleucia, la più grande. L’altra, verso il mezzogiorno, non è città, ma rovine di un posto devastato."

Esatto: si tratta dell'antica colonia greca di Posidéion (oggi Al Mina, che significa il porto in arabo). Questa antica colonia greca, conosciuta dalla mitologia e menzionata da alcuni autori greci (tra cui Strabone), fu distrutta nel 413 a.C. e abbandonata. Era un campo di rovine ai tempi di Gesù. Quando Maria Valtorta la evoca nella sua opera, nel 1944, solo pochi archeologi la conoscevano, come è ancora oggi...!

Nicodèmo prosegue la sua spiegazione: "Quella catena è il Pierio, che fa chiamare la città Seleucia Pieria."

Esatto: Pieria è il nome della catena montagnosa situata a nord di Séleucia ...

"Quel picco più in dentro, oltre la pianura, è il monte Casio, che sovrasta come un gigante la pianura d’Antiochia."

Esatto: il monte Casio, alto 1739 m, è così chiamato da Plinio e Strabone. Ma oggi è conosciuto col nome di Djébèl-Akra, la montagna brulla.

"L'altra catena, a nord, è quella dell'Amano."

Esatto: si tratta del monte Amanus, che separa la Siria dalla Cilicia.

"Oh! vedrete che lavori in Seleucia e in Antiochia hanno fato i romani! Di più grandi non potevano. Un porto a tre bacini che è uno dei migliori, e canali, e gettate, e dighe."

Possibile: il sito di Seleucia è oggi completamente insabbiato, ma alcuni sondaggi archeologici permettono di immaginare l'importanza delle dighe, delle mura e dei canali. Una futura campagna di scavi permetterà forse di provare l'esattezza di questa descizione?

Al capitolo seguente, gli apostoli lasciano Seleucia per portarsi ad Antiochia. "Traversano una piazza che è stata loro indicata e prendono una strada presso le mura, finché escono da una porta costeggiando prima un fondo canale e poi il fiume stesso". (Tomo 5, cap 322)

Esatto: questo canale sarà in seguito ingrandito da Tito, e le vestigia sono ancora visibili ai nostri giorni.

Sintica si meraviglia: "Quanti mirti !” e Matteo rincara: “E lauri !"

Esatto: vedere ad esmpio il primo libro delle Metamorfosi di Ovidio.

« Presso Antiochia è un luogo sacro ad Apollo » dice Giovanni di Endor.

Simone Zelote, che conosce il sito per esservi già stato, precisa allora: "Vedrete una delle valli più belle del mondo. A parte il culto osceno e degenerato in orge sempre più luride, è una valle di paradiso terrestre". Più oltre aggiunge: "In quella valle poetica è Dafne col suo tempio e i suoi boschetti." (Tomo 5, cap 322).

Esatto: il geografo Strabone [1] dichiara: "Gli Antiocheni vi tengono le loro panegirìe". E Nonnos di Panopolis, poeta greco del V secolo, evoca le "orge frigiane" di Dafne [2] .

Si avvicinano ad Antichia, come spiega lo Zelote: "... E là, in quella pianura, ecco Antiochia e le sue torri sulle mura... Entreremo per la porta che è presso il fiume.

E alla domanda di Pietro: «Molto fortificata questa città, eh?», risponde: «Molto. Muraglie di altezza e larghezza grandiosa, oltre cento torri che, le vedete, sembrano giganti diritti sulle mura, e fossati invalicabili al loro piede".

Esatto: nel 1861, Émile Isambert scrive [3] che sussistono 50 torri delle 130 originali, dimostranti il genio militare dei romani.

Simone precisa ancora: "Anche il Silpio ha messo le sue cime ad aiuto della difesa."

Esatto: Oggi non resta più niente delle rovine in cima al Silpius, ma Louis-François Cassas ne schizzò alcuni disegni nel 18° secolo.

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Antiochia verso il 1785 vista da Louis-François Cassas, che la visitò tra il 1784 e il 1787

Mille pagine più oltre nell'opera, una lettera di Sintica è l'occasione per una profusione di altri dettagli su Antiochia, che era allora la terza città dell'Impero, dopo Roma e Alessandria: "mentre scrivo, da una delle terrazze vedo ... il palazzo del Legato nell’isola" (Tomo 7, cap 461).

Esatto: Libanius d'Antiochia (314-394) scrive che il palazzo del governatore occupava un quarto dell'isola [4] .

"... le sue vie regali, le sue mura dalle cento e cento torri poderose, e se mi volgo vedo la cresta del Sulpio che mi sovrasta con le sue caserme, e l’altro palazzo del Legato."

Esatto: Conforme alla descrizione che ne dà Libanius. Più tardi i crociati fecero, delle vestigia di questo secondo palazzo fortificato, una cittadella.

Più oltre, nella sua lettera Sintica prosegue: "Una donna romana mi voleva nella sua splendida casa presso i Colonnati di Erode." (Tomo 7, cap 461)

Esatto: La storia e l'archeologia attestano di questi colonnati, ingranditi in seguito da Tiberio.

"Una vedova proselite, ... abitante presso il ponte Seleucio"

Esatto: questo ponte più volte ricostruito, a ovest della città, sussisteva ancora nel 1785.

"Una famiglia greco-assira, con empori in una via presso il Circo."

Esatto: Le rovine del circo, ritrovate vicino al palazzo del governatore.

"Ed eccomi in casa di Zenone sulle pendici del Sulpio, presso le caserme. La cittadella incombe minacciosa dalla vetta. Eppure, così arcigna come è, è migliore dei ricchi palazzi dell’Onfolo e del Ninfeo".

Esatto: per Onfolo bisogna intendere "il centro della città", dove esisteva una statua notevole di Apollo. E il grandioso Nymphaeum di Antiochia che riforniva la città di acqua. Fu distrutto da un terremoto che rase la città. [5] .

Ma non dobbiamo dimenticare la menzione di Antigonea (Tomo 5, cap 323) e dei giardini di Lazzaro... Gli archeologi stanno ancora cercando oggi delle tracce di questa città, contemporanea di Antiochia, ma il cui declino era già iniziato al momento della conquista romana. [6] .

 

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La carta d’Antiochia è stata fatta da Glanville Downey (Ancient Antioch 1963).

Essa corrisponde perfettamente con le descrizioni di Maria Valtorta, scritte però 20 anni prima della pubblicazione di questa carta.

Tutti questi dati sono dunque esatti, anche se la loro verifica è talvolta lunga e delicata. In effetti, queste informazioni sono disseminate qua e là in opere diverse. Ed io non ne ho trovata nessuna, tra le molte che ho consultato per questo studio, che comporti l'insieme dei dati trasmessi da Maria Valtorta. Lei ci fornisce, per Antiochia e i suoi dintorni, più di una ventina di precisazioni pertinenti, di cui alcune sono pressocchè sconosciute.

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Antiochia, ai piedi del monte Silpio.

É certo che la qualità delle descrizioni di Antiochia e della sua regione è un pezzo importante del dossier dell' "Enigma Valtorta... "

 


[1] Strabone, Géographie, Livre XVI, 2 , 6.

[2] Nonnos de Panopolis, Dyonisiaques, Chant 40.

[3] Adolphe Laurent Joanne, Ad. Chauvet, Emile Isambert, "Itinéraire descriptif, historique et archéologique de l'Orient", Hachette 1861 page 618.

[4] Libanius d'Antioche, Oraison IX.

[5] Rapportato da Evagrius le Scholastique (534-594), Ecclesiastical History, I 3 c 12.

[6] Isambert (op. cit., page 619) situa Antigonéa al Nord-Est di Dafne, vicino ad Antiochia, in conformità conla descrizione di Maria Valtorta, mentre gli archeologi la ricercano oggi un po' più a Est.